Quali sono le complicanze gravi?
L’utilizzo delle lenti a contatto non è esente da complicazioni, ed è responsabilità sia del portatore
che del professionista il cercare di ridurre l’incidenza e la gravità di eventi avversi. Una delle
complicanze più gravi e pericolose per la vista è la cheratite microbica, un’infiammazione della
cornea che colpisce tra i 2 e 4 portatori su 10.000 all’anno (con LAC in idrogel, porto quotidiano),
tra i 19.5 e i 25.4 su 10.000 (con LAC in idrogel e Silicone hydrogel, porto continuato) e 7.7 su
10.000 (con LAC per ortocheratologia notturna) [1,2]. Esistono poi anche altre complicanze meno
gravi e più comuni legate sempre alla contaminazione microbica delle LAC [3,4], infatti gli agenti
patogeni possono seguire diversi percorsi per raggiungere la superficie oculare. Una scarsa igiene
delle mani ed una manutenzione e sostituzione inadeguate delle LAC e del loro contenitore,
possono contribuire ad aumentare la carica microbica [5].
Sebbene gli sforzi della ricerca siano diretti allo sviluppo di portalenti sempre più sicuri nel
contrastare la crescita microbica, [6-8] la contaminazione rimane di fatto uno dei problemi più
significativo per l’utilizzo di LAC.
Infatti, ricerche precedenti hanno dimostrato che la carica microbica in portatori di LAC con
cheratite microbica era significativamente più elevata rispetto ai soggetti di controllo (che non
riportavano alcuna complicanza) [9], e che il tipo di agenti patogeni osservati in coltura derivanti
dalla loro cornea e dai loro portalenti era coincidente [10-12]. Inoltre, la gravità della condizione
era associata alla tipologia dei patogeni isolati dai portalenti [13].
La cheratite microbica correlata alle lenti a contatto è spesso causata da batteri Gram-negativi
delle specie Pseudomonas e Serratia, anche se il 10% delle colture registra la presenza di funghi e
Acanthamoeba come organismi che ne causano l’origine [14-17]. Questi sono agenti patogeni
presenti nell’acqua, che contaminano i portalenti che vengono puliti e/o riempiti con l’acqua del
rubinetto, o che vengono conservati vicino ai lavandini del bagno [18,19]. Una volta contaminati i
contenitori, alcuni di questi agenti patogeni possono formare un biofilm all’interno, garantendo la
resistenza agli agenti antimicrobici e mettendo in discussione l’efficacia delle procedure di
disinfezione [7,20].
Ma quanto siamo in grado di “osservare le regole”?
I dati raccolti sull’osservanza delle istruzioni a proposito della manutenzione rivelano che sia
inadeguata per una percentuale di portatori che va dal 40% al 91%, questo dipende da diversi
fattori quali il campione di studio, la frequenza di ricambio, la manutenzione consigliata e altro
[21-24].
Inoltre, è stato anche riscontrato che i portatori che mostrano una buona compliance, affermino
invece di non essere a conoscenza delle procedure corrette o addirittura dell’effettiva necessità di
pulire e sostituire i portalenti [23,25,26]. Questi diversi comportamenti supportano l’importanza di
una comunicazione più chiara tra portatore e professionista, oltre che di un’educazione
inequivocabile del portatore, che può essere ostacolata da raccomandazioni e linee guida anche
talvolta contrastanti tra loro (soprattutto in merito alla pulizia e alla conservazione dei portalenti)
fornite sia dai produttori che dai professionisti stessi [27-29].
Vi è consolidata evidenza che il tropismo patogeno provenga in particolare dalle mani e dai
portalenti, che vanno ad aumentare così la possibilità di infezione ocualare [30].
Che cosa ci dicono gli studi più recenti?
Lo studio di Cardona et al. (2022) ha indagato gli atteggiamenti dei portatori nei confronti della
cura dei portalenti, con attenzione alle procedure di pulizia, alla frequenza di sostituzione, alla loro
posizione abituale, al tipo di istruzioni ricevute dai professionisti ed alla consapevolezza del rischio
associato a pratiche comuni non idonee [31].
Dopo aver ricevuto le informazioni dal professionista, qual è quindi il livello di compliance da parte
dei portatori in merito alle pratiche di igiene e di sostituzione dei contenitori per LAC? Qual è la
loro percezione del rischio?
E’ stata effettuata un’indagine per raccogliere dati demografici, di utilizzo delle LAC, di compliance
sulla manutenzione del portalenti, ed infine dati sul tipo di informazioni ricevute e sulla percezione
del rischio (in una scala da 1 a 5).
Si è indagata la relazione tra i dati demografici e il tipo di informazioni ricevute in merito alla
gestione del portalenti e la percezione del rischio.
I risultati hanno rivelato che i partecipanti (che non indossavano LAC giornaliere) hanno risposto a
299 sondaggi completati, con un’età media di 24 anni (di cui il 76,9% erano femmine). Si è
registrato un porto predominante di LAC in silicone idrogel mensile con soluzioni multiuso.
La compliance relativa alla manutenzione del portalenti era scarsa: il 19,1% degli intervistati non
puliva mai il portalenti, il 68,6% lo esponeva all’acqua del rubinetto e il 26,4% non riusciva a
sostituirlo entro i 6 mesi dall’acquisto.
Due terzi degli intervistati hanno ricevuto informazioni specifiche sulla gestione dei portalenti,
principalmente in forma orale. Il rischio percepito associato alla scarsa compliance era elevato
(valori medi di 4 e 5, dove 5 è il massimo del rischio) ed aumentava con il livello di istruzione
(P=0,02 per quanto riguarda il lavaggio delle mani; P=0,03 per quanto riguarda l’igiene del
portalenti), con gli anni di esperienza nel porto di LAC (P<0.001, riguardo al lavaggio delle mani) e
per quei portatori a cui sono state fornite informazioni specifiche sulla manutenzione del
portalenti (P=0.01, riguardo alla sua sostituzione).
Solo il 40,9% dei partecipanti ha fatto asciugare il portalenti all’aria, senza i tappi e a faccia in giù,
come raccomandato, ma l’82,6% ha cambiato soluzione quotidianamente senza rabboccare, una
pratica negligente registrata invece dal 6,4% degli intervistati. Inoltre, quando le le LAC non
venivano indossate ogni giorno e lasciate nel portalenti, il 43,1% dei partecipanti non ha mai
sostituito la soluzione, sebbene i foglietti illustrativi di molte soluzioni indichino un determinato
periodo di tempo in cui le lenti a contatto possano rimanere a bagno.
Le conclusioni di Cardona et al. (2022) evidenziano che la compliance relativa all’igiene e alla
sostituzione del portalenti è stata generalmente scarsa, sebbene la consapevolezza del rischio
associato alla non osservanza delle regole fosse elevata e influenzata da fattori come dati
demografici, esperienza di porto delle LAC, e comunicazione intercorsa tra professionista e
portatore [31]. Questi risultati sono in linea con quelli riportati in studi precedenti [8,29,32].
Come dobbiamo gestire quindi il portalenti?
Precedenti ricerche hanno dimostrato che i biofilm possono svilupparsi all’interno del portalenti
entro ore o giorni dalla contaminazione superficiale, e che questi possono essere resistenti alle
comuni procedure di pulizia [7,20,33].
È quindi essenziale non solo pulire quotidianamente i portalenti, ma anche sostituirli
frequentemente, sebbene le raccomandazioni attualmente pubblicate per la frequenza di
sostituzione di questi vadano da uno a sei mesi [27-29].
Questo risultato potrebbe riflettere l’ampia percentuale di portatori che riferiscono la mancanza di
conoscenza della corretta sostituzione del portalenti, evidenziata anche da Rueff et al., anche tra
quelli che dimostrano una buona compliance in altri aspetti dell’utilizzo delle LAC [23].
Quasi la metà degli intervistati nello studio di Cardona et al. (20222) ha sostituito il portalenti con
ogni nuovo flacone di soluzione, come spesso raccomandato (Wilson et al.) [34]. Pertanto, la
strategia di consegnare un nuovo portalenti gratuito a tutti i portatori che acquistano un nuovo
flacone di soluzione risulta essere efficace per migliorare le pratiche di sostituzione.
Sebbene la maggior parte dei flaconi di soluzioni includa già all’interno della confezione un nuovo
portalenti, sia i produttori, attraverso un’etichettatura o un’informativa adeguata, sia i
professionisti attraverso la formazione, dovrebbero rafforzare questa necessità di sostituire
effettivamente il portalenti, in modo da cambiarlo almeno ogni 3 mesi, anche se l’ideale sarebbe
ogni mese.
La maggior parte degli intervistati poi teneva il portalenti in bagno, sopra o vicino al lavandino
(42,1%), o all’interno dei mobiletti del bagno (26,4%), come riportato in ricerche precedenti [8]. È
stato documentato che l’Acanthamoeba e altri microrganismi proliferano nelle fonti d’acqua
derivanti dalle tubature, suggerendo che queste fonti possano fungere da fonte microbica per
un’eventuale infezione [11, 12]. Un gran numero di partecipanti poi ha anche riferito di portare
con sé i portalenti all’interno di borse, tasche dei pantaloni o custodie per occhiali, questo porta
ad un aumento la probabilità di contaminazione esterna e quindi di contaminazione incrociata tra
le mani e il portalenti stesso [35].
Analogamente, l’American Academy of Optometry ha rilevato che l’igiene del portalenti, il
contatto con l’acqua del rubinetto e il rabbocco sono pratiche scorrette, costantemente associate
ad un aumento del rischio di cheratite microbica, aggiungendo una probabile associazione di
cheratite microbica con la frequenza di sostituzione del portalenti [36].
Quanto siamo consapevoli dei rischi?
È interessante notare che nello studio di Cardona et al. (2022) la percezione del rischio associato a
pratiche comuni non idonee era più elevata nelle donne, negli intervistati con livelli di istruzione
più elevati e nei portatori di lenti a contatto con esperienza [31]. Questi risultati sono indicazione
di una discrepanza tra la consapevolezza del rischio e l’effettiva compliance [26,37].
Può darsi che la percezione del rischio implichi un diverso insieme di processi cognitivi, che sono
più suscettibili all’educazione e all’esperienza, un tipo di aspetto razionale che va poi in
contrapposizione a un comportamento più istintivo.
Va sottolineato, però, che nello studio in oggetto il 60,3% dei partecipanti che hanno ricevuto
informazioni scritte non le ha mai lette successivamente, e questo può aiutare a spiegare
l’effettiva mancanza di informazioni. Tuttavia, è stato riscontrato che la percezione del rischio
aumenta nei partecipanti che ricevono istruzioni specifiche sulla manutenzione del portalenti,
supportando anche l’ipotesi che la consapevolezza del rischio possa farli essere più sensibili alle
pratiche di manutenzione.
Che cosa possiamo fare per migliorare la compliance?
Campagne visivamente attraenti e ben progettate, diffuse attraverso i social network, possono
essere un mezzo utile per raggiungere e catturare l’attenzione della maggior parte dei portatori
più giovani. Inoltre, potrebbe rivelarsi utile per i professionisti utilizzare app in cui, attraverso
giochi e assegnazione di punti o complimenti, i giovani portatori sono incoraggiati a rispettare le
pratiche di manutenzione e sostituzione delle loro LAC. Questi tipi di app possono essere utilizzati
anche per inviare notifiche e promemoria periodici, come date di scadenza delle soluzioni, data di
sostituzione del portalenti o appuntamenti di follow-up.
Inoltre, poiché l’indagine di Cardona et al. (2022) è stata condotta dopo il COVID-19, la percezione
dell’igiene potrebbe essere stata influenzata e non riflettere accuratamente le pratiche abituali
pre-pandemiche [38,39].
In conclusione, l’igiene e la sostituzione del portalenti è scarsa, con molti portatori che utilizzano
l’acqua del rubinetto per pulire i portalenti e le sostituiscono raramente. Tuttavia, la percezione
del rischio associato ad alcune di queste pratiche scorrette è elevata e può essere influenzata
dall’educazione del portatore e da altri fattori. Ricordiamoci quindi di [35, 40-42]:
– Non utilizzare mai l’acqua del rubinetto per pulire la LAC ed il portalenti
– Sostituire il portalenti regolarmente: ogni mese idealmente, al massimo dopo 3 mesi con
l’acquisto della soluzione nuova e quindi del nuovo portalenti all’interno.
– Strofinare con un fazzolettino il portalenti riduce il biofilm
– Non far asciugare il portalenti all’insù ma a faccia in giù su un fazzoletto pulito
Utilizziamo promemoria rafforzati e periodici ed implementiamo la comunicazione tra
portatore e professionista. E’ necessario tradurre la consapevolezza del rischio in pratiche più
seguite per aumentare la sicurezza delle LAC e prevenire gravi complicanze.
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